mimpegnomanontroppo

30 gennaio, 2006

EVA FUTURA

[…] La migliore amica o la peggior nemica di una donna è lei stessa, perché in fin dei conti l’unica persona sulla quale sappiamo di dover contare per tutta la vita è quella che ci portiamo dentro. Gli amici, gli amanti, i familiari, ci possono lasciare o morire, mentre, che ci piaccia o no, non potremo mai liberarci del peso del nostro ego, che non morirà finché non morirà anche il nostro corpo. Non condivido l’idea freudiana secondo la quale in ogni donna si cela una masochista, ma so che esistono modelli di autodistruzione tipicamente femminili, non ereditati geneticamente ma appresi culturalmente. Eccone alcuni esempi.

Quando non diamo l’importanza dovuta al nostro lavoro o a noi stesse. Quando pensiamo che sono più importanti le necessità degli altri che le nostre. Quando non ci sforziamo di arrivare al top delle nostre possibilità e non riusciamo a prestare al nostro lavoro la stessa attenzione o cura che dedichiamo ai nostri amanti, i nostri mariti, ai nostri figli.

Quando sviluppiamo una specie di dipendenza patologica per l’approvazione maschile e pensiamo che la nostra esistenza non abbia alcun senso senza un uomo al nostro fianco, indipendentemente dal prezzo che dobbiamo pagare per la sua compagnia. Quando ci lasciamo incantare da una concezione pericolosa dell’amore: quella che lo intende come sacrificio e che vede nella donna innamorata la redentrice del suo uomo. Quando sacrifichiamo la cosa più importante che abbiamo – la nostra autostima, la nostra consapevolezza, il nostro ego, la nostra stabilità – a un uomo: piangiamo perché non ci chiama o perché ci lascia o è infedele o perché non ci stima, e ci dimentichiamo che nessuno potrà stimarci finché noi stesse per prime non cominceremo a rispettarci.

Vittimismo, ipocrisia, svilimento del nostro valore, disprezzo per noi stesse e per le nostre simili, dipendenza nei confronti dell’amore. Queste sono le più tipiche piaghe femminili. Ma non sono inevitabili né difficili da combattere. Una donna forte si stima, si ama e cerca modelli in altre donne per imparare ad andare avanti in questa direzione giorno dopo giorno. Individuato il problema, viene definita la soluzione. Integrarsi alla cultura della passività e adattarsi alle sue regole significa degradarsi e negare la nostra pienezza, una pienezza che deve ancora realizzarsi. La strada per raggiungerla comincia e finisce con noi stesse. Perché dietro ogni grande donna c’è sempre una grande donna: lei stessa.
Dobbiamo cominciare a ficcarci in testa che il futuro è nelle nostre mani e non nelle nostre gambe.

Da EVA FUTURA di Lucìa Etxebarrìa

Nella mia vita non ci sarà più posto per persone che non valgano veramente la pena e, almeno in amore, voglio dimenticare il significato della parola accontentarsi.
Ho tante cose da realizzare (e attraverso cui realizzarmi) e poco tempo (solo una vita…) per farlo.
Da ora in avanti solo relazioni positive e tanto egoismo!