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06 giugno, 2006

NELLA SOCIETA' FATTA A PIRAMIDE C'E' CHI CAMMINA A TESTA IN GIU' E CHI E' ALTO CENTO CHILOMETRI

L’esemplare lezione di “Tony” Atkinson sulle nuove disuguaglianze

Uno tra i maggiori studiosi mondiali di distribuzione del reddito ha scelto un linguaggio popolare ed efficace per raccontare i nuovi ricchi (da Gates a Beckham) ma anche un’Europa dove un quarto dei poveri sono lavoratori salariati. E ha indicato la necessità di intervenire in Italia, dove il 26 per cento dei bambini vive in famiglie a rischio povertà


Lo slogan di questo Festival dell’economia di Trento – che ha continuato ad arridere una grande presenza di pubblico, attento e partecipe – è stato quello di raccontare l’economia come nessuno aveva fatto prima. Se c’è qualcuno che più di altri ha preso alla lettera questo slogan è certamente Anthony Atkinson. Nella Sala Depero, stracolma, la conferenza in un inglese fluente ed accattivante, mai accademico, di quello che è uno dei maggiori studiosi mondiali di distribuzione del reddito, ha conquistato il pubblico. A partire dal titolo che “Tony” – così ha voluto essere chiamato da Tito Boeri, docente di economia alla Bocconi, che ha introdotto l’incontro – ha voluto dare al suo intervento: “Bill Gates, Beckham e le piramidi: le nuove disuguaglianze”.
Quella di Atkison è stata una lezione che ha attinto alle sue pubblicazioni ma soprattutto al suo continuo lavoro di raccolta dati. La sua passione per la ricerca, ha spiegato Boeri, nasce dalla consapevolezza che “gli economisti devono essere al servizio dell’opinione pubblica. La missione diventa dunque quella di aiutare a formarsi una opinione: mettendo a disposizione non solo studi, ma anche un metodo”.
E il metodo scelto da Atkinson, oggi, per raccontare le disuguaglianze è stato quanto mai efficace. “Immaginate una parata di tutte le persone – ha detto – a cominciare da quelle più povere per finire a quelle più ricche al mondo. Ed immaginate che l’altezza di queste persone sia in proporzione alla loro ricchezza, o alla loro povertà: partendo dal fatto che l’altezza media di una persona con reddito medio – in Italia 2 mila euro al mese per una famiglia – sia di un metro e settanta centimetri”.
Attorno a questa efficace immagine Atkinson ha potuto così raccontare della parata che inizia con quelli con la testa in giù, quelli che hanno debiti. In Italia sfilerebbero per i primi sei minuti, negli Usa per 15 minuti, perché un quarto degli americani sono oggi indebitati. Ma si scopre anche che tra i poveri, in Europa, oggi non ci sono solo anziani, disabili, disoccupati. “Un quarto dei poveri – ha detto il grande economista – in Europa è composto da lavoratori salariati. Il lavoro non è una garanzia per sfuggire alla povertà. Questa è una cosa con la quale i governi devono assolutamente fare i conti. In Italia il 26 per cento dei bambini vive in famiglie a rischio povertà. Se dare un consiglio al nuovo governo italiano, direi loro che questa è una delle priorità di intervento”.
Eppure alla sfilata, l’altezza sale man mano che salgono le ricchezze: Mourinho, allenatore del Chelsea, sarebbe alto 300 metri e Beckham toccherebbe il chilometro di altezza. In Italia Berlusconi sarebbe lungo cento chilometri. “Dovrebbe mettersi sdraiato – ha detto Atkinson – e se la testa sta a Trento i piedi sarebbero oltre Verona”.
Bill Gates guadagna 300 milioni di dollari al mese, ha aggiunto, e “voi vi chiedete se questi redditi smisurati sono giusti e legittimi. Ci sono variabili di cui tenere conto: uno fa il calciatore per un periodo della vita. E la ricchezza dei calciatori non è sempre stata tale: fino agli anni Sessanta non guadagnavano affatto cifre astronomiche. Cosa è successo? Guadagnavano poco allora o troppo adesso? Quel che è cambiato, nel rapporto tra reddito e ricchezza, è la distribuzione nella fascia più alta. Si è formato un effetto valanga – alimentato dalle regole del mercato della televisione e della pubblicità – che si è riprodotto all’interno di una società a piramide: oggi il salario è determinato non tanto dal merito quanto dalla posizione che si occupa nella piramide”.
Atkinson ha chiuso il suo intervento sottolineando con forza che se può essere ragionevole pagare di più chi più produce, non ci si può esimere dall’amara constatazione che molte delle ricchezze spropositate oggi presenti nel mondo non nascono dalla fatica, dal genio, dall’intuito, dal rischio. Sono frutto di eredità. “E in una società che punta sulle pari opportunità, come può esserci pari opportunità tra chi nasce già miliardario e chi deve iniziare da zero?”

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