mimpegnomanontroppo

23 marzo, 2006

LA NUOVA LUNA ROSSA DIVENTA NERA


Presentata a Valencia la barca dell'America's Cup
Ita 86 è il terzo scafo della nuova generazione (la quinta) della Classe Coppa America a essere varato in vista dell’edizione 2007

VALENCIA - La sorpresa è nel colore. Dimenticato il grigio metallizzato delle precedenti edizioni, la nuova Luna Rossa sceglie il nero lucido e lucente. Il battesimo si celebra a Valencia, pochi minuti prima di mezzogiorno. Dopo la benedizione del «barco» da parte del vescovo vicario di Valencia, Esteban Escudero, è ancora Miuccia Prada la madrina. Come la prima volta, con l’identico vestito e la medesima formula: «Io ti battezzo Luna Rossa». S’infrange la bottiglia di Bellavista Satin sulla prua. Scivolano di un poco i teli grigi che avvolgono lo scafo, pochi minuti dopo Luna Rossa, numero velico ITA 86, tocca per la prima volta l’acqua. Una breve passerella, per mostrare la parte «asciutta» dello scafo, poi le appendici, segrete, e le forme immerse verranno di nuovo rivestite. Il varo, avvenuto oggi, della nuova Luna Rossa (quinto scafo della serie) è, insieme, la conclusione di un lungo lavoro di progettazione e il primo passo nella nuova sfida verso la Vuitton Cup che, fra un anno, si disputerà qui a Valencia. Davanti alla base realizzata da Renzo Piano utilizzando 50 vecchie vele delle edizioni precedenti come fondali e pareti in un patchwork suggestivo, la cerimonia consegna allo skipper Francesco de Angelis la barca che nelle intenzioni di Patrizio Bertelli, capo del sindacato, e di Marco Tronchetti Provera (con Telecom si è affiancato a Prada nel sostenere l’impresa), deve puntare a vincere la sfida difendendo i colori dello Yacht Club Italiano, il più antico circolo del Mediterraneo. «E’ una grande gioia vedere sventolare il nostro guidone sulla crocetta sinistra di Luna Rossa» dice il presidente del club, Carlo Croce. Per Bertelli «questa è una Luna Rossa completamente nuova: nel team, nell’organizzazione, nell’approccio alla sfida». L’obiettivo dichiarato è la vittoria. Sportiva e non solo. «Questa è una bella avventura italiana, vuole essere la dimostrazione di come il nostro Paese può essere competitivo». Ita 86 è il terzo scafo della nuova generazione (la quinta) della Classe Coppa America a essere varato in vista dell’edizione 2007. Il primissimo è stato, nell’aprile dell’anno scorso, quello dell’esordiente team sudafricano Shosholoza (Rsa 83). Poi, in dicembre, Emirates team New Zealand ha varato la sua prima barca (Nzl 84). Entro due mesi sono previsti altri battesimi: Bmw Oracle (Usa 87), Mascalzone Latino, United Internet Team Germany (Ger 89), +39 (Ita 85) poi in maggio la nuova Alinghi (Sui91). Le modifiche al regolamento, che ha voluto barche più leggere (da 25 a 24 tonnellate complessive) e più veloci (superficie velica superiore nelle andature di poppa), non hanno tuttavia modificato troppo ciò che a prima vista appare. Gli scafi somiglieranno abbastanza a quelli visti in gara nel 2003 in Nuova Zelanda, ma probabilmente più stretti, perché le condizioni meteo di Valencia sono molto più clementi di quelle di Auckland. La realizzazione dello scafo della nuova Luna Rossa, a opera dalla Persico Nautical Division di Nembro, vicino a Bergamo, ha richiesto 25mila ore di lavoro nelle quali sono state usate nuove tecniche nella posa dei fogli di fibra di carbonio e del kevlar e fresature speciali. Luna Rossa Challenge ha puntato, per la progettazione, su un lavoro di squadra. Dopo le due esperienze con il geniale designer Usa Doug Peterson (una esaltante, la seconda deludente), Bertelli ha deciso di affidarsi a un gruppo di 28 persone (già in gran parte formato in precedenza per realizzare i progetti di Peterson). Proprio il progetto, nell’edizione 2003 della Vuitton Cup, si dimostrò subito il punto debole del Team Prada, tanto che Patrizio Bertelli dopo le prime regate «licenziò» Peterson. La rincorsa dei migliori attraverso continue modifiche delle due Luna Rossa costò un’enorme e faticoso lavoro al team, senza riuscire tuttavia a cambiare di molto le prestazioni della barca che arrivò alle semifinali soprattutto grazie all’equipaggio e a molta tenacia. Allora la causa, si disse, fu la distanza fra il progettista, convinto delle proprie scelte, e i velisti che ne avrebbero preferite altre. Questa volta si è scelta la strada opposta, con Francesco de Angelis nel ruolo di anello di congiunzione tra le scelte progettuali e i dati raccolti sul campo e nei test. «Tutti sono entrati nella progettualità con grande trasparenza attraverso Francesco – dice Tronchetti Provera –. Non ci sono personalismi e protagonismi. Tutti vogliono che la barca vinca». Un ruolo difficile quello di De Angelis, più o meno simile a quello che aveva sostenuto Russel Coutts per inventare l’imbattibile Alinghi. Tutti si augurano che un precedente del genere sia di buon auspicio.


Elio Girompini
22 marzo 2006

www.corriere.it