L'INVINCIBILE TENEREZZA DELL'ESSERE
E' arrivato fino a noi il piccolo e vulnerabile scoiattolo, non il possente tirannosauro. Vorrà dire qualcosa? Siamo così abituati a pensare che sia il forte e il duro a prevalere che neanche ci sfiora il sospetto sulle immense risorse della debolezza e della tenerezza.
Scrive Auden: "Di regola erano i più forti a morire, le mezze cartucce/ costrette dalla sconfitta a migrare in nicchie instabili/ alterarono la loro struttura e prosperarono".
Arrendevolezza e duttilità, flessibilità e docilità sarebbero dunque qualità per il Terzo Millennio? Sicuramente.
La durezza e la forza del pensiero ideologico, strutturato, apparentemente totalizzante, non sono sopravvissute ai fragili assalti della vita quotidiana, alla sua indefinibile molteplicità, alla libertà dell'imprevedibile e al desiderio innominato del cuore umano. Il pensiero forte e duro è burocrazia e tetra abitudine, impermeabilità alle obiezioni della realtà, incapacità di stupirsi, rifiuto della curiosità. Una tomba. E' la scorza dura dell'albero. E' vita passata, vita morta, legna da ardere. La vita vera, la vita verde, in atto è la gemma, la fragilissima gemma, vulnerabile e tenera, lì c'è il futuro perchè "ogni vita viene dalla tenerezza" (Péguy).
Nell'arrendevolezza c'è il segreto della vita e della redenzione: sensibilissima a ogni incontro e a ogni messaggio, pronta a ogni stupore e a ogni orizzonte imprevisto, non si seppelisce nell'abitudine o nella forza, ma cresce. Le parole del poeta Lao-Tze che Andrej Tarkovskij cita nel suo "Stalker" sono illuminanti: "La debolezza è grande, e la forza è niente./ Quando l'uomo nasce è debole e flessibile/ e quando muore è forte e duro./ Rigidità e durezza sono compagne della morte,/ flessibilità e debolezza esprimono la freschezza dell'esistenza./ Per questo ciò che si è irrigidito non vincerà".
Anche la salvezza è questione di docilità. Lo dice Gesù nel Vangelo: "Se non ritornerete come bambini...". Di quella fanciullezza che si coglie nella conversione di Agostino e in quella di Dante, nel coraggio di Francesco e nella sconvolgente luminosità della musica di Mozart.
Docilità all'accadere dell'Essere.
di Antonio Socci.
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