L'AMORE ILLUMINA ANCHE QUANDO VIENE FERITO
Per capire, per scoprire bisogna amare. Non puoi suonare, non puoi comporre musica se non sei affascinato dalle note, se la musica non costituisce per te qualcosa di essenziale. Anche l'entomologo che studia gli insetti li ama, li riconosce uno a uno, di loro sa ogni abitudine, ogni segreto. Quello che per un altro è un essere ripugnante per lui è meraviglioso, bello. Lo stesso succede a chi studia i serpenti, perfino a chi studia i batteri o i virus. Lo storico che fa ricerca su un personaggio famoso, anche il più crudele e sanguinario, finisce per capirlo, per entrare nella sua mente, nelle sue motivazioni, per sentire in qualche modo come lui. E nella cronaca nera lo psichiatra o lo psicologo che studia un pazzo criminale quando ti spiega il suo comportamento ti dà sempre l'impressione di giustificarlo.
Quante infinite sfumature del bello vede una madre nel suo bambino, l'uomo nella donna di cui è innamorato. Conosce ogni centimetro della sua pelle, il significato di tutte le espressioni del suo viso, riconosce il suono dei suoi passi da lontano, il timbro della sua voce fra tutte. Ma non diciamo che l'amore è cieco? Sì lo diciamo, ma non è vero.
In realtà la trasfigurazione dell'amore non è mai pura invenzione, puro delirio, ha sempre una base, non fa che accentuare ciò che esiste, espandere quanto in quel momento desideri. È una esagerazione, una iperbole, non una illusione. Poi, se le stesse qualità che ti erano indispensabili all' inizio dell'amore in seguito non ti servono più, le trasformi in difetti. Quando un amore finisce ciascuno rimprovera all'altro di non essere come lo aveva immaginato, mentre in realtà gli rimprovera di essere proprio ciò che era.
Ma per vivere non possiamo solo amare. Se ami vedi nell'altro solo ciò che ha di buono, mai la malvagità, il pericolo. Eppure anche per conoscere il nemico devi in qualche modo amarlo perché devi identificarti con lui, capire i suoi meccanismi mentali, rivivere i suoi sentimenti fino all'odio che prova verso di te. Ricordo, ero a Damasco nel 1974 e studiavo l'islam con amore. Un giorno a casa di uno studioso lui si è messo a parlare di Rum (l'occidente) con una cattiveria tale che mi si è stretto il cuore.
Ho capito il suo modo di pensare e l'odio implacabile che scorreva sotto la cortesia, l'autocontrollo del suo mondo. Un odio che non ho più dimenticato e che gli altri non conoscevano proprio perché non erano andati come me con cuore aperto. L'amore illumina anche quando viene ferito.
Francesco Alberoni
Pubblico&Privato
28 agosto 2006
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