mimpegnomanontroppo

10 febbraio, 2007

WORLD PRESS PHOTO OF THE YEAR 2006





La foto dell'anno, vincitrice del prestigioso premio, mostra giovani libanesi in auto in un quartiere di Beirut devastato dopo i bombardamenti israeliani.
L'autore è il fotografo Spencer Platt
(Spencer Platt/Getty Images)

UN FILM BELLISSIMO

" I viaggi finiscono laddove si incontrano gli amanti..."

08 febbraio, 2007

ALLARME CLIMA, L'ASIA NON SARA' L'ELDORADO

I globalisti sonnambuli

di Giovanni Sartori

C’era una volta l’uomo universale che sapeva di tutto. Poi le cose da sapere sono diventate troppe, e man mano l’uomo universale è stato sostituito dallo specialista. Però per qualche secolo lo specialista è restato curioso, si guardava intorno, era «aperto». Invece oggi gli specialisti sono «chiusi»: sanno sempre di più su sempre meno e meno. Oramai ciascuno si inscatola, si chiude in una scatola senza finestre. E questa chiusura si applica anche agli «importanti » in generale: banchieri, imprenditori, amministratori di multinazionali. Il mondo economico- finanziario è diventato globale; ma i globalisti che lo viaggiano sono anch’essi debitamente inscatolati, e lo viaggiano come sonnambuli.
Ci raccontano che tra dieci-venti anni la Cina sarà il massimo potere mondiale, con l’India al secondo posto, e intanto si buttano sulla Cina e dislocano i servizi in India. E fin qui vedono bene, a corto periodo, perché lo sviluppo della Cina, specialmente della Cina, è straordinario. Ma è sostenibile? Può durare? E qui i sonnambuli non ci vedono più. Si inscatolano nei loro calcolini numerici, e così ignorano tutto il resto, che è di gran lunga il più. Alla metà di questo secolo i cinesi dovrebbero essere 1,5 miliardi, e lo stesso gli indiani. Ma questi 3 miliardi (ai quali possiamo aggiungere, con ulteriori 1,5 miliardi, gli africani) come li nutriamo? È una domanda che non scuote i sonnambuli. Per loro la risposta è ovvia: coltiveremo di più.
Ma come facciamo se già oggi l’acqua sta venendo a mancare? In Cina il fiume Giallo è allo stremo, in India il Gange è un liquame che arriva a malapena al mare. Ovunque l’agricoltura è sempre più irrigata da acqua di falda, e le falde scendono paurosamente di anno in anno. Le statistiche dell’Onu ci dicono che ogni 20 secondi un bambino muore ucciso da acqua inquinata, e che più di un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Oggi. Ma tra poche decine di anni potrebbe essere che ogni secondo muoiono 200 bambini, e che altrettanti adulti muoiono sterminati dalle carestie. Dunque, già oggi consumiamo molta più acqua di quanta ne riceviamo dal cielo, dalle piogge.
Questo è un dato certissimo. Aggiungi il cambiamento del clima dovuto al riscaldamento della terra. Non entro nelle tante, drammatiche conseguenze dello sconvolgimento climatico in corso. Tra queste, il fatto che non pioverà più (a sufficienza) dove piove adesso, e quindi dove fiorisce l’agricoltura, e che invece pioverà dove non serve, dove non fiorisce un bel nulla. Nell’area mediterranea il nostro Sud rischia la desertificazione e il nostro Nord è esposto a prolungata siccità. Esempi a parte, siamo esposti ovunque a siccità devastanti, che ovviamente sono molto più disastrose e letali, nei Paesi ad alta densità di popolazione agricola (appunto, Cina e India).
Il pianeta Terra rischia una terribile crisi idrica e alimentare, ma di tutto questo il nostro sonnambulo globale non sa e non vuole sapere nulla. Venerdì scorso, a Parigi, 500 qualificati climatologi hanno concluso il loro lavoro di sintesi dei dati raccolti da 2500 esperti, asserendo che al 95 per cento il disastro climatico è opera dell’uomo. I sonnambuli finora se la sono cavata dicendo che i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, e che noi non ci possiamo fare niente. Invece no, invece è falso. Questa volta, e per la prima volta, tutte le colpe sono nostre. Niente più balle. I sonnambuli si devono svegliare. E la Cina non sarà l’Eldorado.

07 febbraio 2007
www.corriere.it

07 febbraio, 2007

ESCE OGGI


06 febbraio, 2007

UN SOGNO




«Non capisco ancora cosa sta succedendo, mi sembra ancora tutto un sogno», queste le prime dichiarazioni di Patrick Staudacher, medaglia d'oro al SuperG maschile ai Mondiali di Aare in Svezia.

05 febbraio, 2007

A MILLION PENGUINS




Da ieri è online il progetto «A million penguins», un romanzo scritto interamente dai lettori attraverso il software wiki

LONDRA – La casa editrice inglese Penguin ha lanciato ieri il suo primo progetto editoriale basato sulla scrittura collaborativa in rete; l'esperimento, intitolato «
A million penguins», offre a tutti gli utenti la possibilità di partecipare alla creazione di un romanzo. Alla base del progetto vi è lo stesso presupposto di Wikipedia, l’enciclopedia collaborativa online, ovvero partecipare per creare valore collettivo. Grazie alla tecnologia wiki, è sufficiente registrarsi sul sito per poter intervenite direttamente sul testo già presente e per aggiungere nuovi paragrafi.
Come dichiarato da Jeremy Ettinghausen, a capo del progetto Penguin Uk, «A million penguins» è solo un esperimento per sondare le potenzialità e i limiti della scrittura collaborativa in rete; non si può parlare di vere e proprie aspettative rispetto ai risultati, quanto piuttosto, di prospettive. La speranza principale consiste in un romanzo finale perlomeno coerente dal punto di vista narrativo. Il romanzo inizia con due personaggi che all'apparenza non hanno nulla in comune, Carlo e il serial killer Tom Morose: in sole 24 ore dal lancio ufficiale, «A million penguins» è già arrivato al dodicesimo capitolo. Proprio per la grande affluenza di visitatori risulta assai difficile navigare all'interno del sito: probabilmente nemmeno gli ideatori del progetto si aspettavano una risposta così forte.
L'esperimento collaborativo è interessante e può generare una costola editoriale del tutto nuova, ma il gruppo inglese Pearson, a cui appartiene Penguin, non è nuovo all'utilizzo della tecnologia wiki. Lo scorso novembre è stato avviato, in collaborazione con il Mit, il progetto «
We are smarter than me» : l'obiettivo è quello di realizzare un libro interamente basato sugli interventi di specialisti e studenti che operano nel campo delle nuove tecnologie. «We are smarter than me» sarà presentato alla conferenza Community 2.0 la seconda settimana di marzo e i proventi saranno devoluti in beneficenza.


Marina Rossi
04 febbraio 2007

04 febbraio, 2007

"LEZIONE 21"


Il grande scrittore Alessandro Baricco ha presentato in questi giorni al palazzo della Provincia di Trento la pellicola che si appresta a girare in val Canali per la casa di produzione Fandango di Roma, “Lezione 21”. Si tratta dell’esordio alla regia di Baricco, che ha maturato la decisione di venire a girare in Trentino grazie ai rapporti stabilitisi negli ultimi anni con il nostro territorio grazie alla partecipazione ad alcune iniziative targate Trentino Spa, in particolare Suoni delle Dolomiti e Dolomiti di pace. Nel corso della presentazione – che naturalmente non ha svelato la gran parte dei segreti di “Lezione 21”, film centrato attorno alla figura di un vecchio professore preso dalle pagine del romanzo di Baricco “City” e alla musica di Beethoven – ha partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo Dellai, che si è detto molto contento del fatto che il Trentino possa fare da sfondo alla vicenda sceneggiata dallo scrittore. “Ognuno si acquatta dove vede gente simile a lui – ha sottolineato Baricco – e così, anche se avevamo ricevuto altre proposte, abbiamo voluto sondare se era possibile realizzare una parte del film in Trentino, perché dalle esperienze che già ci sono state con voi abbiamo visto emergere delle somiglianze, della sintonia. C’erano diversi posti che ci avevano colpito, come la valle di Sella, ma presentavano spesso dei problemi logistici. Alla fine abbiamo optato per il Parco di Paneveggio-Pale di San Martino stiamo lavorando benissimo e ringraziamo davvero tutti per la collaborazione, che è stata e continua ad essere straordinaria.” Una parte del film sarà realizzata invece in Inghilterra, ed inglese è anche la lingua della pellicola, che vedrà fra gli interpreti John Hurt, Lenor Waitling, Clive Russell e Noah Taylor, presente questo pomeriggio all’incontro assieme a Domenico Procacci della Fandango.

Lo aspettiamo con grande attesa.

01 febbraio, 2007

COME POSSIAMO CONSERVARE IL SENSO DELLA REALTA'

Mancare del senso della realtà vuol dire non percepire come si sta modificando la società in cui viviamo, non capire gli altri, immaginare nemici e pericoli inesistenti e ignorare quelli reali. Significa impegnarsi in cose che non sono possibili e non fare quelle che invece sono utili o necessarie. I giovani spesso mancano del senso della realtà perché vivono in un mondo formato solo dai loro compagni. Ma sono aperti al nuovo, curiosi, proiettati sul futuro, capaci di apprendere rapidamente. Afferrano immediatamente le tendenze musicali, dell'abbigliamento e imparano con estrema rapidità le nuove tecnologie. Così talvolta se la cavano meglio di persone adulte che conoscono la vita, la malvagità degli uomini, ma hanno perso il gusto del nuovo. Alcuni fanno più fatica di altri ad adattarsi all'incessante mutamento del mondo moderno. Succede alle persone che hanno avuto un'infanzia difficile e molte frustrazioni. A coloro che non hanno visto ricompensare i propri meriti e sono avvilite e amareggiate. Ma capita anche a quelle che, al contrario, hanno avuto una vita facilitata, piena di privilegi, si sono abituate alle comodità e non sono allenate alla lotta.
Tutti costoro tendono a rinchiudersi in un ambiente protetto, critici, ostili, diffidenti verso il nuovo. Fra chi si adatta con difficoltà ci sono poi i pessimisti perché vedono solo gli aspetti peggiori dei loro simili e si sentono circondati da pericoli, quelli che non sanno identificarsi con gli altri e tendono subito a giudicate, a condannare. Nessuno può capire il prossimo se non riesce a identificarsi con lui. E' stato il film Il Padrino a farci capire la mafia. Abbiamo infine i timidi che non vanno verso il mondo per paura, e gli orgogliosi che invece, aspettano che sia il mondo ad andare da loro a omaggiarli. Per conservare il senso della realtà dobbiamo essere aperti. Non frequentare solo le persone che fanno la nostra stessa attività o il ristretto gruppo di amici che ci danno ragione. Dobbiamo viaggiare, vedere altri Paesi, camminare per le strade, entrare nei negozi, parlare con i commessi, con i clienti, domandare perché scelgono certi articoli, certi libri, certi film. E far parlare la gente, ricordando che tutti raccontano volentieri la propria vita. E' incredibile quante cose si possono comprendere mettendosi dal punto di vista degli altri. Forse la qualità più importante per restare in contatto col mondo è la capacità di ascoltare.
Pubblico & Privato
Francesco Alberoni
29 gennaio 2007