mimpegnomanontroppo

29 marzo, 2006

L' ECLISSI

Dal Brasile alle steppe della Mongolia: e' il percorso dell'eclissi di sole iniziata questa mattina e che si è conclusa alle 11.48 ora di Greenwich, dopo aver fatto circa 14.500 chilometri . La lunga ombra che trasforma il giorno in notte è passata per Brasile, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Niger, Chad, Libia, Egitto, Grecia, Turchia, Georgia, Russia, Kazakhstan e Mongolia.
Qui l'eclissi è cominciata verso le 11.20 ed è terminata verso le 13.50, con il massimo oscuramento del disco solare alle 12.35. Il fenomeno si è presentato parziale, infatti, nell'ora della fase massima, è stato possibile vedere il sole coperto solo al 40%, per questo motivo non è stato avvertito un forte cambiamento di luminosità.Nello stesso momento, però, sulla costa nordafricana il cielo è piombato nell'oscurità.

SPLENDERE OGNI GIORNO IL SOLE



colori vividi, immagini nitide, raggi che investono e portano lontano
una rinascita, da ripetere ogni mattina...

in mancanza della mia macchina fotografica mi sono permessa di rendere questa immagine così...

28 marzo, 2006

ROSSO DI SERA

Questa sera a Milano il primo temporale primaverile.
Pioggia improvvisa, violenta, a scrosci...
Tuoni, ombrelli che si aprono, gente che fugge.
Chi fa conoscenza sotto una tettoia...
Due chiacchere in attesa che questo scherzo improvviso del cielo finisca...
E poi rosso di sera.
Domani sarà una bella giornata.

27 marzo, 2006


“Viaggiare era sempre stato per me un modo di vivere e ora avevo preso la malattia come un altro viaggio: un viaggio involontario, non previsto, per il quale non avevo carte geografiche, per il quale non mi ero in alcun modo preparato, ma che di tutti i viaggi fatti fino ad allora era il più impegnativo, il più intenso.”

Tiziano Terzani
"Un altro giro di giostra", 2003

26 marzo, 2006




Madonna di Campiglio, Rifugio Graffer, sabato 25 marzo ore 7.30.

25 marzo, 2006

I PRODIGI DEL BUDDA RAGAZZO DIGIUNO DA DUE MESI NELLA FORESTA

In Nepal, un giovane ricalca le gesta di Siddharta, immobile e digiuno sotto un albero. Lo studierà un team di scienziati

(NEPAL) - Il giovane aspirante Budda sta accoccolato da nove mesi nell'incavo di un albergo gigante, quasi fosse un ventre materno, nelle foreste di Chitwan. La sua sagoma si distingue appena, nell'ombra fitta degli alberi di banyan e sal. Eppure Ram Bahadur Bomjon, 16 anni, nepalese, contadino del villaggio di Ratnapur, è lì, seduto immobile sotto la chioma del pipal dal 17 maggio del 2005, apparentemente senza mangiare né bere. A 30 metri di distanza, un piccolo binocolo lo inquadra dalla testa ai piedi, isolato da due sbarramenti di filo spinato eretti per proteggerlo da curiosi e provocatori. Gli abitanti del villaggio hanno formato un comitato, e uno di loro ci invita a non fare rumore, a dare un'occhiata veloce, mentre dietro di noi s'incolonnano nepalesi e tibetani giunti da diverse regioni del Paese. Tutti sbirciano con trepidazione e scattano foto al ragazzo, mentre lui è fisso a terra senza muovere un muscolo, i capelli scesi ormai alle spalle, coperto da un mantello viola. Sono tanti i misteriosi episodi che circondano il ragazzo, terzo di sette figli di poveri contadini del Terai, di etnia Tamang originaria del Tibet. Dopo il gelido inverno passato seminudo nell'incavo dell'albero, tre settimane fa alle otto di sera i devoti e i pellegrini hanno notato bagliori di fiamma provenire dai suoi abiti. Secondo i testimoni accorsi a soccorrerlo, il calore emanava direttamente dal suo corpo: un prodigio filmato e trasmesso in televisione. In tibetano la tecnica "di calore interno", o tummo è praticata dagli yogi delle grotte sull'Himalaya per sopravvivere alle rigide temperature invernali, ma pochi ne conoscono i segreti, trasmessi da maestro a discepolo. "Occorrono un'attitudine mentale e una determinazione fuori dal comune - dice John Reynolds, studioso e scrittore americano specializzato nelle antiche religioni del Tibet -. È difficile spiegare in un libro come un essere umano possa restare senza cibo né acqua così a lungo".
Autorità e medici possono avvicinarsi a non meno di cinque metri, per non disturbare lo stato di assorbimento del "Budda boy". Quanto agli scettici, una troupe tv nepalese ha osservato l'adolescente per cinque giorni, ricorrendo agli infrarossi la notte: lui era immobile come una statua. A costo di suscitare una rivolta tra i devoti, una delegazione dell'Accademia reale delle scienze si appresta a compiere un blitz per un controllo medico destinato a svelare il segreto del giovane nepalese, la cui celebrità dilaga fino alla capitale Katmandu, e nel mondo. Come tutti i membri del suo clan etnico di bassa casta dei Tamang - oltre il 30 per cento della popolazione nepalese - Ram è un devoto delle scuole buddiste tibetane, dei mistici dell'Himalaya dagli straordinari poteri psichici. All'età di 14 anni, ispirato da un nonno lama, si recò in pellegrinaggio a Lumpini, luogo di nascita del Budda storico vissuto 500 anni prima di Cristo, e poi a Deradun in India da un maestro dell'antica scuola tibetana Sakyapa. Dopo due anni di studio delle complesse tecniche yoga che attivano attraverso il respiro gli invisibili canali sottili del corpo umano per il controllo della cosiddetta energia prana, Ram tornò la primavera scorsa per metterli in pratica nel suo villaggio di Ratnapur. A mezzanotte del 17 maggio lasciò la famiglia per addentrarsi nell'inestricabile boscaglia, con l'intenzione di restarvi - in quella posizione - per altri sei anni, tanti quanti ne passò 2500 anni fa il vero Budda sotto un analogo albero di pipal a Bodhgaya, in India. Ma a pochi mesi dall'inizio del ritiro, Ram era già una celebrità. Due grandi archi di legno e stoffa colorata con la scritta Welcome accolgono oggi i visitatori in una radura riempita da venditori di samosa fritte, bandierine di preghiera e rosari, mentre un banchetto del Comitato offre santini, libretti e Cd con foto e biografia di Ram. Secondo le autorità hanno raccolto già l'equivalente di 6.000 euro, alimentando i dubbi degli scettici. La squadra di scienziati inviati dalla capitale dovrebbe sciogliere gli interrogativi. Ma in queste terre di grande spiritualità il "piccolo Budda" non è il solo ad avere stabilito record di digiuno totale. Nella vicina India un celebre pastore dell'Andra Pradesh chiamato Bala Yogi, visse nel secolo scorso per molti anni praticando lunghe astinenze da cibo e acqua. In Madhya Pradesh è ancora in vita un vecchio sadhu che si lascia saltuariamente controllare dai medici di una clinica di Bhopal. Da decenni vive di aria e sole, e durante i quindici giorni prescritti per gli esami clinici non tocca cibo né acqua, tranne poche gocce per lavare i denti.
Raimondo Bultrini
(20 febbraio 2006)

SUL WEB OPERE D'ARTE AL POSTO DEL BANNER


Fino a fine marzo in diversi luoghi della rete, tra i quali il nostro sito
Undici artisti di diversi paesi hanno usato lo spazio destinato di solito alla pubblicità per parlare di censura, scienza e immigrati

MILANO - Un clic e poi un «loading» infinito. Tra un annuncio e l'altro, qualcuno dei lettori si sarà sicuramente imbattuto in questo strano «giochetto» inventato ad hoc dal trio artistico Version (tutti rumeni, il più noto è Mircea Cantor che espone con la galleria Yvonne Lambert a New York e Parigi) per dire che quando la quantità di informazioni trasferite su Internet è senza fine, il periodo necessario per elaborarle dovrebbe essere equivalente, quindi infinito. E' una delle opere d'arte realizzate apposta per essere esibite sul Web al posto dei banner nell'ambito della mostra virtuale «allestita» in diversi luoghi della Rete fino al 31 marzo dal titolo Neterotopia (www.neterotopia.net).
«L'ho scelta rifacendomi al concetto di "eterotopia", coniata dal filosofo francese Michel Foucault» spiega l'ideatore dell'iniziativa, Daniele Balit, trentenne romano trapiantato a Parigi, che ha chiamato a raccolta undici artisti di diversi Paesi invitandoli a scegliere un sito Internet e a utilizzarne gli spazi solitamente destinati alla pubblicità. «In opposizione ai non-luoghi dell’utopia, distanti dal reale e non esistenti, le eterotopie - letteralmente i luoghi della diversità - sono “spazi altri” in grado di accogliere diversità e possibilità, pur senza distaccarsi dal mondo reale» aggiunge.TALEBANO DJCONTRO LA CENSURA - Ed ecco quindi sotto la scritta advertising del sito
www.arman.fm un soldato afghano che fa il dj con dietro copertine di cd proibiti. Un'opera ironica quanto incisiva realizzata da Yuji Oshima contro la censura della musica. Per divulgarla l'artista giapponese ha scelto il sito della radio afghana Arman, la prima emittente libera dopo la caduta dei talebani, quella che ha iniziato a trasmettere musica e non solo slogan politici.
LO SCANDALO DELLA SCIENZA - In testa alla homepage di Liberation (
www.liberation.fr), quella di solito destinata alle informazioni pubblicitarie, tra i banner compare una frase "scandalosa" di personaggi che si sono distinti nella scienza o nella cultura spingendosi ai limiti della morale corrente. Come le parole pronunciate da Crick, co-scopritore del Dna: «Nessun neonato dovrebbe essere riconosciuto umano prima di aver passato un certo numero di test genetici». La trovata è del francese Christophe Bruno (www.christophebruno.com) che ha esposto sul sito del quotidiano francese il suo progetto di «scienza disumana».
CARTINE MUTE - Un italiano, Luca Vitone, ha scelto invece di mettere accanto alle mappe reali della Michelin (
www.viamichelin.it)una delle sue carte atopiche, senza nomi, mute. Opere che fanno perdere l'orientamento e vogliono fare riflettere sul grado di conoscenza che si ha del luogo in cui viviamo.
DISEGNI DAI TABU' DEI NAVIGATORI - Prende ispirazione dalle confessioni dei navigatori invece l'opera della giovane belga Natalie Hunter: fino alla fine della «mostra» l'artista utilizza il sistema pubblicitario di Google per acquistare una serie di parole chiave, le Google AdWord, e inserire i relativi annunci pubblicitari nei risultati delle ricerche. Così entra in contatto con i navigatori del motore per invitarli a rivelare un segreto, una piccola storia, un tabù. A partire da questi racconti la Hunter ha fatto una serie di disegni, poi inviati via email ai partecipanti e raccolti sul sito 1001taboos.com
FILM BURLA - Parodia dei filma stelle e a strisce su www.film.it dove viene reclamizzata una pellicola immaginaria, con tanto di locandina, cast e sito Internet. Si intitola «United we stand»: fa il verso a un blockbuster americano di guerra e fantapolitica, ma qui non sono gli Usa a salvare il mondo ma l'Europa. L'opera è del collettivo 001, in prima linea nella net art, famoso per aver creato un sito farlocco del Vaticano e una finta campagna pubblicitaria dove si dava a intendere che la Nike si era comprata una piazza a Vienna.
NOZZE SANS PAPIER - Prende la forma di un annuncio matrimoniale rivolto a immigrati clandestini l'opera dell'artista iraniana Ghazel che campeggia in alto alla homepage del sito francese per il tempo libero www.sortiraparis.com: dopo aver avuto problemi per ottenere il permesso di soggiorno, ora è lei ad «offrire matrimoni» ai sans papier. Un annuncio-burla che mette la questione dell'immigrazione al centro della sua riflessione artistico-politica.
«CORTO CIRCUITO» - «L'obiettivo è quella di creare un corto circuito: al posto del banner un'opera d'arte - spiega Balit, ideatore e curatore della singolare mostra -. Non è la prima volta che artisti espongono in spazi pubblicitari, la cosa nuova è che qui lo fanno sul web». Per lui la parola chiave dell'iniziativa è sperimentare: «Volevo che gli artisti si confrontassero da un lato con il linguaggio della Rete (solo due lo avevano già fatto) e dall'altro con un pubblico diverso da quello che va al museo». L'esposizione ha comunque anche una sede fisica (anzi tre): sono il Palais di Tokyo di Parigi, il Nicc - New International Cultural Center di Anversa e il Careof di Milano. In un gioco di rimandi dal reale al virtuale e ritorno. Come dal banner all'opera d'arte, il confine salta.

Alessandra Muglia
22 marzo 2006

23 marzo, 2006

LA NUOVA LUNA ROSSA DIVENTA NERA


Presentata a Valencia la barca dell'America's Cup
Ita 86 è il terzo scafo della nuova generazione (la quinta) della Classe Coppa America a essere varato in vista dell’edizione 2007

VALENCIA - La sorpresa è nel colore. Dimenticato il grigio metallizzato delle precedenti edizioni, la nuova Luna Rossa sceglie il nero lucido e lucente. Il battesimo si celebra a Valencia, pochi minuti prima di mezzogiorno. Dopo la benedizione del «barco» da parte del vescovo vicario di Valencia, Esteban Escudero, è ancora Miuccia Prada la madrina. Come la prima volta, con l’identico vestito e la medesima formula: «Io ti battezzo Luna Rossa». S’infrange la bottiglia di Bellavista Satin sulla prua. Scivolano di un poco i teli grigi che avvolgono lo scafo, pochi minuti dopo Luna Rossa, numero velico ITA 86, tocca per la prima volta l’acqua. Una breve passerella, per mostrare la parte «asciutta» dello scafo, poi le appendici, segrete, e le forme immerse verranno di nuovo rivestite. Il varo, avvenuto oggi, della nuova Luna Rossa (quinto scafo della serie) è, insieme, la conclusione di un lungo lavoro di progettazione e il primo passo nella nuova sfida verso la Vuitton Cup che, fra un anno, si disputerà qui a Valencia. Davanti alla base realizzata da Renzo Piano utilizzando 50 vecchie vele delle edizioni precedenti come fondali e pareti in un patchwork suggestivo, la cerimonia consegna allo skipper Francesco de Angelis la barca che nelle intenzioni di Patrizio Bertelli, capo del sindacato, e di Marco Tronchetti Provera (con Telecom si è affiancato a Prada nel sostenere l’impresa), deve puntare a vincere la sfida difendendo i colori dello Yacht Club Italiano, il più antico circolo del Mediterraneo. «E’ una grande gioia vedere sventolare il nostro guidone sulla crocetta sinistra di Luna Rossa» dice il presidente del club, Carlo Croce. Per Bertelli «questa è una Luna Rossa completamente nuova: nel team, nell’organizzazione, nell’approccio alla sfida». L’obiettivo dichiarato è la vittoria. Sportiva e non solo. «Questa è una bella avventura italiana, vuole essere la dimostrazione di come il nostro Paese può essere competitivo». Ita 86 è il terzo scafo della nuova generazione (la quinta) della Classe Coppa America a essere varato in vista dell’edizione 2007. Il primissimo è stato, nell’aprile dell’anno scorso, quello dell’esordiente team sudafricano Shosholoza (Rsa 83). Poi, in dicembre, Emirates team New Zealand ha varato la sua prima barca (Nzl 84). Entro due mesi sono previsti altri battesimi: Bmw Oracle (Usa 87), Mascalzone Latino, United Internet Team Germany (Ger 89), +39 (Ita 85) poi in maggio la nuova Alinghi (Sui91). Le modifiche al regolamento, che ha voluto barche più leggere (da 25 a 24 tonnellate complessive) e più veloci (superficie velica superiore nelle andature di poppa), non hanno tuttavia modificato troppo ciò che a prima vista appare. Gli scafi somiglieranno abbastanza a quelli visti in gara nel 2003 in Nuova Zelanda, ma probabilmente più stretti, perché le condizioni meteo di Valencia sono molto più clementi di quelle di Auckland. La realizzazione dello scafo della nuova Luna Rossa, a opera dalla Persico Nautical Division di Nembro, vicino a Bergamo, ha richiesto 25mila ore di lavoro nelle quali sono state usate nuove tecniche nella posa dei fogli di fibra di carbonio e del kevlar e fresature speciali. Luna Rossa Challenge ha puntato, per la progettazione, su un lavoro di squadra. Dopo le due esperienze con il geniale designer Usa Doug Peterson (una esaltante, la seconda deludente), Bertelli ha deciso di affidarsi a un gruppo di 28 persone (già in gran parte formato in precedenza per realizzare i progetti di Peterson). Proprio il progetto, nell’edizione 2003 della Vuitton Cup, si dimostrò subito il punto debole del Team Prada, tanto che Patrizio Bertelli dopo le prime regate «licenziò» Peterson. La rincorsa dei migliori attraverso continue modifiche delle due Luna Rossa costò un’enorme e faticoso lavoro al team, senza riuscire tuttavia a cambiare di molto le prestazioni della barca che arrivò alle semifinali soprattutto grazie all’equipaggio e a molta tenacia. Allora la causa, si disse, fu la distanza fra il progettista, convinto delle proprie scelte, e i velisti che ne avrebbero preferite altre. Questa volta si è scelta la strada opposta, con Francesco de Angelis nel ruolo di anello di congiunzione tra le scelte progettuali e i dati raccolti sul campo e nei test. «Tutti sono entrati nella progettualità con grande trasparenza attraverso Francesco – dice Tronchetti Provera –. Non ci sono personalismi e protagonismi. Tutti vogliono che la barca vinca». Un ruolo difficile quello di De Angelis, più o meno simile a quello che aveva sostenuto Russel Coutts per inventare l’imbattibile Alinghi. Tutti si augurano che un precedente del genere sia di buon auspicio.


Elio Girompini
22 marzo 2006

www.corriere.it

22 marzo, 2006

GOAL


Discesa con le slitte da un rifugio in Val di Fassa approfittando della luce e dell'atmosfera della luna piena..splendido..ma ecco dove è finita la nostra slitta alla fine del percorso!!!

RENZO PIANO-la nuova sede del New York Times-


Il nuovo edificio sarà alto circa 200 m. (52 piani), conterrà più di 117.000 mq., avrà spazi commerciali e un giardino al piano terra, uffici fino al 50° piano, mentre gli ultimi due piani alloggeranno ambienti tecnici e servizi per conferenze. L'architetto italiano ha asserito che per la sua soluzione progettuale ha preso ispirazione dallo schema e dalla simmetria della griglia rettangolare delle strade di Manhattan, progettando un edificio dalla morfologia "semplice, primaria e leggera". Per realizzare ciò un elemento molto importante sarà il curtain wall di vetro. Sottili barre orizzontali bianche di ceramica estrusa, assicurati ad una struttura di acciaio circa mezzo metro davanti al cristallo, schermeranno gran parte di questo muro trasparente, costituito da infissi con vetro-camera per assicurare la giusta coibenza. I tubi di ceramica, finalizzati anche all'ottenimento di un alto grado di efficienza energetica per il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti interni, filtreranno i cambiamenti dell'intensità luminosa del cielo durante il corso del giorno, riflettendo la luce di differenti angolature, con possibili variazioni cromatiche della facciata. Verso la cima dell’edificio lo schermo di tubi diventerà meno denso e la sua trasparenza permetterà la vista del verde del tetto-giardino. "Al livello della strada, l’edificio sarà aperto, trasparente e permeabile". Le divisioni vetrate degli spazi al piano terra renderanno visibili dalla strada le attività interne e il giardino a questo livello. Un auditorium di 350 posti sarà alloggiato al piano terra. Il muro dietro il palco dell’auditorium sarà di vetro, per permettere al pubblico di vedere il giardino al livello terra. La sezione per le informazioni del New York Times occuperà i piani dal 2° al 7° e, secondo le intenzioni dell'architetto, "apparirà nelle strade intorno come una grande lanterna magica, continuamente accesa e costantemente in attività". Si prevede che il trasferimento nella nuova sede avverà nell'autunno 2007.

CIAO MAX


21 marzo, 2006

UNA PAGINA...

una corsa appena sveglia
brava della mamma
le mani abbronzate
una sera con miki e laura
un cucciolo da stringere
l'armentarola
il sole al lago
la mia stanza
i moleskine
l'amaca
i baci
il mare lontano lontano
new york
mille giornali
nuotare
le mie borse
le sciarpe
uscire d'estate
la mia città di notte
le playlist del mio ipod
shopping con la mamma
un sorriso
la mattina
le saune
gli orsi
tenersi forte forte
uno sguardo al cinema
...

anche il mio blog...

paure, silenzi, inquietudini, grigio, vento, freddo...oggi.


Mai ti si concede un desiderio senza inoltre ti sia concesso il potere di farlo avverare.
R.Bach

18 marzo, 2006

IL MUSEO PIU' BELLO DEL MONDO



NEW YORK - E' uno dei musei più famosi al mondo: punto d'incontro, irrinunciabile meta di visitatori più o meno esperti, espressione dell'essenza moderna della città-simbolo della modernità. Il Museum of Modern Art, familiarmente chiamato MoMA non soltanto di newyorkesi, è stato riaperto nel 2004 nella sua «sede storica» sulla 53esima strada a «midtown» Manhattan dopo due anni di lavori di ristrutturazione e ampliamento. In una forma splendida opera dell'architetto giapponese Yoshio Taniguchi espone una collezione con capolavori dei più grandi artisti del Novecento (opere degli ultimi 120 anni, da Picasso a Matisse, da Andy Warhol a Jackson Pollock), ma non solo. L'idea geniale applicata riguarda il percorso artistico a cui sono soggetti i visitatori. Le novità riguardano infatti anche l'esposizione, con un «trucco» per spingere i più pigri tra i visitatori: le opere più famose sono state collocate al quinto piano. Una volta all'interno il visitatore trova l'arte contemporanea in due gallerie al primo piano poi sale a ritroso nel tempo verso i piani più alti. «L'idea di Taniguchi era che la gente salirà sempre per vedere i vecchi capolavori, non necessariamente lo farà per le opere più recenti» spiega Agnes Gund, presidente emerita del museo. Il sesto piano è destinato alle mostre temporanee. Differenze anche nei percorsi, non più esclusivamente cronologici ma a tema: alcune sale si aprono su spazi differenti e una rete di scale e ascensori permettono di scegliere momenti completamente diversi del fenomeno artistico. Questo approccio «farà capire al pubblico che l'arte moderna si sviluppa in modo complesso, tanto in avanti che lateralmente», sostiene il direttore Glen Lowry.

17 marzo, 2006

VIA ALL'ECOPARCO SUL RIO DELLE AMAZZONI



Il progetto viene presentato venerdì all'università di Firenze
Studiato da otto atenei italiani vedrà la luce a Iquitos nell’ambito della riconversione del debito estero del Perù verso l’Italia

MILANO - Un immenso ecoparco dove nasce il Rio delle Amazzoni. Un centro di eccellenza per la ricerca ambientale ma anche un ecolodge, sorta di agriturismo sostenuto dalla popolazione locale, esteso su quindici ettari di foresta amazzonica vicino alla città d'Iquitos, in Perù, dove si congiungono le acque di due grandi fiumi, l'Ucayali e il Marañonnasce. Un progetto per promuovere la ricerca e lo sviluppo sostenibile in una delle zone più affascinanti e più povere della Terra, finanziato da questo paese nell’ambito della riconversione del suo debito estero nei confronti dell’Italia: l'impegno è di circa 2 milioni di dollari. In sostanza i soldi che Lima dovrebbe a Roma sono stati messi in un fondo controllato dall'Italia e destinato a finanziare l'ecoparco, dalle infrastrutture alle diverse attività. Il piano si inserisce infatti nel programma di riconversione del debito pubblico e della campagna per la riduzione del debito estero dei Paesi più poveri promossa nel 2000 dai paesi del G7/G8. L'iniziativa è del centro interuniversitario Abita che raggruppa otto atenei (tra questi La Sapienza di Roma, la II Università di Napoli, l'università di Reggio Calabria, i Politecnici di Milano e Torino e la coordinatrice, l'università di Firenze). «L'idea è quella di creare una sorta di agriturismo che unisca attività eco-turistica, scientifica e produttiva - dal legno alla pesca -, educazione ambientale e formazione professionale tesa a valorizzare le risorse umane locali - spiega Fernando Recalde del centro Abita - Il tutto a livello comunitario: la base saranno infatti le comunità che si affacciano sul Rio delle Amazzoni» aggiunge. Il progetto, approvato dal fondo italo-peruviano per la riconversione del debito, «è stato studiato in Italia sulla base delle indicazioni date date dalla Caritas di Iquitos». Quanto alla tempistica, «le infrastrutture dovranno essere pronte tra 9 mesi, mentre l'ecoparco dovrebbe essere agibile entro 22 mesi. Con una ricettività di non più di tre gruppi di 12 persone alla volta» precisa lo studioso. Piccoli nuclei insomma, per agevolare gli spostamenti in questa sorta di isola verde, percorribile soltanto via fiume. Il progetto è al centro del convegno internazionale «Amazon Eco Park» che si svolge venerdì 17 marzo nell’Aula magna dell’Università di Firenze (e trasmesso in diretta web su www.unifi.it).

Alessandra Muglia
17 marzo 2006
www.corriere.it

16 marzo, 2006

IL MIO FUTURO CANE

IL MIO FILM PREFERITO

"E' strano...
passi una vita inseguendo un sogno e poi ti accorgi che la tua isola felice era a un passo da te... che bastava allungare appena una mano per sentire l'onda che sfiora la riva e il tuo cuore che dice...siamo arrivati."
L'uomo perfetto

3MSC



Teneteveli stretti i vostri pezzi di ricordi... Vi capiterà di averne bisogno una notte senza luna quando tutto vi sembrerà inutile e avrete la sensazione di essere davvero su questo pianeta... ma per fortuna in una posizione privilegiata per guardara le stelle... F. M 107. 3 radio caos: dall'altro lato della luna...

15 marzo, 2006

12 marzo, 2006


"...la felicità non è che sia fare sempre quello che si vuole, semmai è volere sempre quello che si fa.."

Un posto nel mondo
Fabio Volo

09 marzo, 2006


Ripubblico questa foto perchè mi mancano moltissimo questi momenti...noi tre assieme...le risate, i pensieri, le atmosfere speciali che sappiamo creare...


Sull'amicizia
E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.
Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra
approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e
viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore
la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero
non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca
anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino
e si ristora.
Kahlil Gibran

07 marzo, 2006

Riguardo al tuo post, Miky, vorrei scrivere questa frase tratta dal nuovo libro di Fabio Volo 'Un posto nel mondo', che sto leggendo, penso sia adatta e sicuramente fa riflettere:
"...la bellezza non è altro che la promessa che ognuno ha di diventare se stesso.."

IN DIFETTO


Vorrei esserti vicina
Ma la mia fragilità mi immobilizza
E la mia immagine riflessa nello specchio,
Mi rende incapace di affrontare la vita.

Niente ha più importanza:
Vedo solo la mia imperfezione.
Mi sento osservata,
mi sento in difetto
e i giorni mi passano accanto.

Vorrei amarti,
Vorrei che l’amore fosse più forte di questa ossessione,
ma non lo è.

Mi sento in colpa,
perché so a quanto sto rinunciando,
ma cerco di addormentare la mente
per non odiarmi.

Tu non puoi capirmi,
nessuno può.
Quanta fragilità si nasconde nel far dipendere la propria felicità e la propria sicurezza da un'immagine riflessa nello specchio, nel credere che valiamo solo se, quello che di noi si vede con gli occhi,"vale" e cioè corrisponde agli irraggiungibili canoni estetici del XI secolo. Ma nessuno guarda gli altri solo con gli occhi. No. Noi osserviamo le persone anche con la mente e il cuore. E la bellezza che attribuiamo ad ognuno è una sintesi data da questi tre strumenti di conoscenza.
Eppure, non piacersi, fa stare male. E' un male fisico, reale, che rende incapaci di vivere, di sorridere, che riduce tutto quello che siamo ai tratti del nostro viso o al nostro peso. Come se non ci fosse nient'altro. Come se noi fossimo solo il nostro corpo. Restiamo immobili e ci nascondiamo agli sguardi, perché un rifiuto ci farebbe soffrire, ci ucciderebbe.
E intanto, mentre non riusciamo ad accettarci e ci isoliamo dal mondo, i giorni ci passano accanto, perché la vita non aspetta che chi si odia, impari ad amarsi. I giorni persi sono e rimangono giorni persi.
A volte siamo così duri con noi stessi, non ci lasciamo il diritto di essere IMPERFETTI. Pensiamo che la perfezione (e cos'è poi la perfezione?) equivalga ad avere amore, facilmente, subito, da tutti.
Ma l'amore e il rispetto non si ottengono con un bel fisico, un vestito sexy e il trucco giusto. Magari fosse così semplice...
L'amore si ottiene amandosi, perché solo chi si ama è un persona "ricca", che può donare tanto di sè agli altri. Chi non si ama, invece, è totalmente concentrato su se stesso. Un narciso malato. IO che non sono all'altezza, IO che sono sovrappeso, IO che non mi piaccio. Io, Io, Io. Ma se ci dimenticassimo lo specchio e ci si riflettessimo nelle persone che ci vogliono bene, l'immagine che avremmo, sarebbe quella di una persona splendida e, questa volta sì (!), PERFETTA NELLA SUA IMPERFEZIONE.
Per due carissime amiche, con l'augurio che presto sappiano vedersi davvero...
Michela

05 marzo, 2006

SE TU MI DIMENTICHI

Voglio che tu sappia
Una cosa.
Tu sai com’è questa cosa:
se guardola luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se toccovicino al fuoco
l’impalpabile cenereo il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se cio’ che esiste
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m’attendono.
Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d’amarti poco a poco.
“Se d’improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
chè già ti avrò dimenticata
“Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
Che passa per la mia vita e ti decidi
a lasciarmi sulla riva
del cuore in cui ho le radici,
pensache in quel giorno,
in quell’ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.

Pablo Neruda

IL SOGNO

Per nessun altro, amore, avrei spezzato
questo beato sogno.
Buon tema per la ragione,
troppo forte per la fantasia.
Sei stata saggia a svegliarmi. E tuttavia
tu non spezzi il mio sogno, lo prolunghi.
Tu così vera che pensarti basta
per fare veri i sogni e storia le favole.
Entra tra queste braccia. Se ti sembrò
più giusto per me non sognare tutto il sogno,
ora viviamo il resto.
Come un lampo o un bagliore di candela
i tuoi occhi, non già il rumore, mi destarono.
Così (poichè tu ami il vero)
io ti credetti sulle prime un angelo.
Ma quando vidi che mi vedevi in cuore,
che conoscevi i miei pensieri meglio di un angelo,
quando interpretasti il sogno, sapendo
che la troppa gioia mi avrebbe destato
e venesti, devo confessare
che sarebbe stato sacrilegio crederti altro da te.
Il venire, il restare ti rivelò: tu sola.
Ma ora che ti allontani
dubito che tu non sia più tu.
Debole quell'amore di cui più forte è la paura,
e non è tutto spirito limpido e valoroso
se è misto di timore, di pudore, di onore.
Forse, come le torce sono prima accese e poi spente, così tu fai con me.
Venisti per accendermi, vai per venire. E io
sognerò nuovamente
quella speranza, ma per non morire.
John Donne

04 marzo, 2006

SVEGLIARSI LA MATTINA

Arriverà qualcuno che si prenderà il mio posto
e allora io starò solo a guardare.
Mi metterò seduto con lo sguardo fisso su di te
perché ho imparato ad aspettare.
Sono due giorni che camminiamo tre metri sopra al cielo.
E proprio adesso che ci penso mi ricordo
quante volte non ti ho perso per un pelo ma.
Solo con te, ma tu,
non ho bisogno neanche di pensare
e svegliarsi la mattina,
con la voglia di parlare solo con te
e non è niente di speciale ma
questo mi fa stare bene, solo con te
sai cosa c'è ma cosa ci sta quando in fondo ad una storia
nessuno sa come andrà
tu mi spiazzi, ogni volta che mi guardi, mi parli persa nei tuoi
traguardi
lo voglio fare davvero basta un attimo
lo voglio fare davvero se so che ti ho
non c'è situazione che spaventa,
solo con te quella voglia che ritorna.
Solo con te, ogni giorno ti trovo nel mio mondo se stai con me,
non c'è bisogno neanche di pensare e svegliarsi la mattina,
con la voglia di parlare solo con te
e non è niente di speciale ma questo mi fa stare bene,
solo con te solo con te,
ogni giorno ti trovo nel mio mondo se stai con me,
non c'è bisogno neanche di pensare.
Solo con te
e svegliarsi la mattina,
con la voglia di parlare solo con te
e non è niente di speciale ma
questo mi fa stare bene, solo con te
Zero assoluto

02 marzo, 2006

PROGETTO BOLLA: TUTTI FUMETTISTI METROPOLITANI


Iniziativa mediatica americana sbarcata in Italia
Grazie all'iniziativa ideata da un americano e importata da creativi parmigiani la pubblicità



PARMA - Decine di migliaia di fumetti bianchi, stampati e incollati in giro per la città. Si trovano soprattutto sui cartelloni pubblicitari, ma anche nelle cabine telefoniche, sui muri delle stazioni metropolitane, sugli autobus, nei parchi della città. Adesivi che hanno l’obiettivo di trasformare la comunicazione pubblicitaria in un dialogo aperto. Incoraggiano la gente a dire la loro, a riempire la nuvola con qualsiasi forma di auto-espressione. Si tratta del «progetto bolla». Ha contagiato Parma e sta per espandersi in tutta Italia. Gli autori di questa iniziativa sono Michele Ampollini e Leonardo Cagnolati, due trentenni parmigiani che si occupano di progetti di comunicazione anche per lavoro.
L'INIZIATORE - Alla base della loro iniziativa c'è l’operazione di Ji Lee, art director e designer newyorchese di successo che ha stampato e incollato migliaia di bolle vuote sui manifesti della città. L’ha fatto per mesi. Ogni volta, qualche giorno più tardi, è ritornato con una macchina fotografica a documentare come i passanti riempivano le bolle. Trentamila fumetti sono stati riempiti in pochi mesi dai passanti. Lee ha collezionato migliaia di immagini, alcune ironiche, alcune polemiche, tutte raccolte sul sito
www.thebubbleproject.com, divise per argomento. I riferimenti spaziano dalla moda e il mondo dei media, alla religione e la politica, e non mancano le più consuete dediche personali. Di tutto il materiale Ji Lee ne ha fatto un anche un libro. Si intitola Talk back. The bubble project, in uscita il prossimo giugno.
GLI OBIETTIVI - Ji Lee spiega all’interno del sito gli obiettivi della sua iniziativa: «Stazioni, strade, piazze, bus, metropolitane ci gridano in continuazione messaggi di ogni tipo. Se una volta questi spazi erano considerati pubblici, ora vengono utilizzati dalle aziende per propagare i loro messaggi [...]. Noi, la gente comune, siamo diventati contemporaneamente obbiettivi e vittime di questo attacco mediatico. Il “Progetto bolla” è il contrattacco. Gli adesivi a fumetto sono le nostre munizioni».
LA REPLICA PARMIGIANA - Questo progetto i due creativi parmigiani l’hanno scoperto lo scorso inverno. Hanno contattato l’ideatore per proporgli di importarlo in Italia. Volentieri, ha risposto lui. Nelle sere dello scorso dicembre qualcuno ha cominciato a tappezzare Parma. Ora, nei primi mesi di avvio dell’iniziativa, cominciano a raccogliere i risultati all’interno del sito nato per l’occasione: www.progettobolla.com. Le foto arrivano dalla loro città, ma sono soprattutto Milano e Bologna ad aver accolto accolto con entusiasmo l’idea. E altre città europee, come Londra e Dublino. Le bolle possono essere scaricate direttamente dal sito. Basta stamparle, tagliarle e incollarle. Poi stare a vedere l’effetto che fa. Passare più tardi, scattare le fotografie con i commenti e inviarle all’indirizzo foto@progettobolla.com.
EFFETTO MEDIATICO-VIRALE - «Noi –spiega Michele Ampollini, uno dei due autori italiani, siamo molto affascinati dall’aspetto virale di questo progetto. Si tratta solo in minima parte di un progetto di azione, è soprattutto un progetto di comunicazione. Funziona distillando l’idea ad altre persone, ad altre città. Si fonda sul tam tam mediatico. E ha il grande pregio di essere facilmente esportabile e di riuscire ovunque, in una grande città o in un paesino di provincia». E precisa: «Siamo consapevoli e ne apprezziamo anche l’intento polemico, ma questa operazione ci ha attratti soprattutto per il suo aspetto goliardico». L’idea, che di tanto in tanto, aspettando il tram o passeggiando in un parco, si possa dar voce a un’immagine. Anche solo per riderci su. Con questo spirito, il sito americano ha dato il via di recente alle «bolle del web», mettendo online manifesti pubblicitari con vignetta annessa da riempire. Per far parlare ogni settimana un personaggio diverso, «the bubbled person of the week». Sulla scia del progetto americano, i due autori italiani hanno pensato di contestualizzare l’operazione. Così, a partire dal prossimo marzo, saranno online i nostri manifesti elettorali. Naturalmente bollati da nuvole bianche. Anche solo per riderci su.

www.corriere.it
Sabrina Tinelli
01 marzo 2006

01 marzo, 2006

L'INVINCIBILE TENEREZZA DELL'ESSERE


E' arrivato fino a noi il piccolo e vulnerabile scoiattolo, non il possente tirannosauro. Vorrà dire qualcosa? Siamo così abituati a pensare che sia il forte e il duro a prevalere che neanche ci sfiora il sospetto sulle immense risorse della debolezza e della tenerezza.
Scrive Auden: "Di regola erano i più forti a morire, le mezze cartucce/ costrette dalla sconfitta a migrare in nicchie instabili/ alterarono la loro struttura e prosperarono".
Arrendevolezza e duttilità, flessibilità e docilità sarebbero dunque qualità per il Terzo Millennio? Sicuramente.
La durezza e la forza del pensiero ideologico, strutturato, apparentemente totalizzante, non sono sopravvissute ai fragili assalti della vita quotidiana, alla sua indefinibile molteplicità, alla libertà dell'imprevedibile e al desiderio innominato del cuore umano. Il pensiero forte e duro è burocrazia e tetra abitudine, impermeabilità alle obiezioni della realtà, incapacità di stupirsi, rifiuto della curiosità. Una tomba. E' la scorza dura dell'albero. E' vita passata, vita morta, legna da ardere. La vita vera, la vita verde, in atto è la gemma, la fragilissima gemma, vulnerabile e tenera, lì c'è il futuro perchè "ogni vita viene dalla tenerezza" (Péguy).
Nell'arrendevolezza c'è il segreto della vita e della redenzione: sensibilissima a ogni incontro e a ogni messaggio, pronta a ogni stupore e a ogni orizzonte imprevisto, non si seppelisce nell'abitudine o nella forza, ma cresce. Le parole del poeta Lao-Tze che Andrej Tarkovskij cita nel suo "Stalker" sono illuminanti: "La debolezza è grande, e la forza è niente./ Quando l'uomo nasce è debole e flessibile/ e quando muore è forte e duro./ Rigidità e durezza sono compagne della morte,/ flessibilità e debolezza esprimono la freschezza dell'esistenza./ Per questo ciò che si è irrigidito non vincerà".
Anche la salvezza è questione di docilità. Lo dice Gesù nel Vangelo: "Se non ritornerete come bambini...". Di quella fanciullezza che si coglie nella conversione di Agostino e in quella di Dante, nel coraggio di Francesco e nella sconvolgente luminosità della musica di Mozart.
Docilità all'accadere dell'Essere.
di Antonio Socci.