mimpegnomanontroppo

28 giugno, 2006

NON CI SPERAVO PIU'





25 giugno, 2006

LASCIA STARE

Lascia stare tutto quello che non vedi
È inutile fissarsi
Andare con lo sguardo tra le montagne
Del quadro che hai davanti
Se vuoi vittoria avrai vittoria
Se vuoi sconfitta avrai sconfitta
Ma poi destino e naftalina, mai
Non chiuderlo in soffitta
Lascia stare tutto quello che non vedi
È inutile fissarsi
Andare con lo sguardo tra i marciapiedi
Solcati dai passanti
Se vuoi ragione hai ragione
A proseguire col tuo istinto
Ma non cambiare direzione, vai
Avanti sempre dritto
Primo giorno di lavoro
Già un reclamo e sono fuori
Il tavolo svuotato dagli oggetti inutili
Torna la giacca nell'armadio e si può
Far la scommessa che non riuscirò
A ricambiare tutto l'amore
Che mi hai saputo dare
Lascia stare tutto quello in cui non credi
È inutile fissarsi
Andare con lo sguardo tra le pareti
Ed i muri che hai davanti
Se vuoi ragione hai ragione
A proseguire col tuo istinto
Ma non cambiare la benzina, mai
Nel mezzo di un tragitto
Ti saboterai da sola un brivido
E poi te ne pentirai
Il masochismo è il tuo
Meccanismo autodistruttivo
Dai che arrivo
Primo giorno di lavoro
Già un reclamo e sono fuori
Il tavolo svuotato dagli oggetti inutili
Torna la giacca nell'armadio e si può
Far la scommessa che non riuscirò
A ricambiare tutto l'amore
Che mi hai saputo dare
Lascia stare tutto quello che non vedi
E togliti quei guanti
Finché non c'è una legge che te lo vieti
Appoggiati ai miei palmi
Se vuoi ragione hai ragione
A proseguire col tuo istinto
Ma non cambiare la benzina, mai
Nel mezzo di un tragitto
Samuele Bersani
In un cd speciale ho trovato questa canzone.

LA RAI NEGLI ANNI '50

Aiuto.
Qualcuno mi aiuti.
La mia testa è andata in letargo.
Un po' per il caldo,
un po' perchè sto studiando la Rai negli anni '50: DC, Fanfani, vicende politiche, l'organigramma dell'azienda.
Ma a me, cosa me ne frega dell'organigramma della Rai negli anni '50?
Ho persino finito il caffè e la Ste ha spento il cellulare così non posso sfogarmi con nessuno.
Per fortuna c'è il blog...E lo so che della mia crisi di nervi vi frega ancora meno di quanto a me freghi dell'intreccio tra politica e Rai, ma almeno voi potete scegliere di non leggere.
Io no.
Bene.
Vi saluto.

CHI LO HA DETTO?

"Nulla vi è di più pratico di una buona teoria"

LA DISINFORMAZIONE REGNA

I sì e i no (prevalenti) dei costituzionalisti
Il verdetto degli esperti

di Giovanni Sartori

Allora si vota. Se votassi solo io, voterei No e vincerei il referendum. Come sarei contento. Ma non andrà così. Qualche bastian contrario che mi vuole fare dispetto votando Sì ci sarà di sicuro; e quindi non mi posso fidare. Tanto più che dopo un mese e passa di disinformazione il grosso dei votanti sa a malapena di che cosa si parli. Sì, la Costituzione. Ma l'altro giorno il mio barbiere mi ha chiesto che animale fosse, e quando gli ho risposto che era la «suprema legge» del Paese, la legge che governava tutte le altre leggi, ho visto nei suoi occhi che la risposta non lo aveva impressionato.Il fatto è che un referendum così «in grande», così sovraccarico di temi e di problemi, noi non l'abbiamo mai affrontato. Sono in ballo più di 50 articoli della Costituzione quasi tutti di natura tecnica, quasi tutti complessi e difficili da valutare. Il Polo ha disfatto e rifatto (o viceversa, rifatto e disfatto) tutto il nostro sistema politico e di governo; e così noi ci troviamo in mano un solo Sì o un solo No per decidere su decine e decine di questioni. È un'assurdità, ma è così.Che fare? Secondo me, dovremmo fare come facciamo sempre in casi analoghi. Ci sentiamo male? Siamo malati? Andiamo da un dottore e ci rimettiamo a lui. Abbiamo una grana legale? Andiamo da un avvocato che la gestisce per noi. Non sappiamo come investire i nostri soldi? Chiediamo a un consulente finanziario. Alla stessa stregua, se uno non sa se la nuova Costituzione sia buona o cattiva, allora una persona di buon senso chiede lumi ai costituzionalisti, a chi ne sa.Si avverta: il grosso dei nostri costituzionalisti non è politicamente schierato. È costituito da studiosi la cui priorità è la materia che studiano. Ha ragione chi chiede un voto che affronti il merito ed eviti una scelta basata su uno spirito di fazione. Il punto è che questo voto sul merito non verrà certo chiarito dai politici, che devono essere per forza «di parte». Nemmeno può venire da chi di costituzioni non si intende. Può soltanto provenire ed essere orientato da chi se ne intende. Mi pare terribilmente ovvio. E il fatto è che la stragrande maggioranza dei nostri costituzionalisti bocciano la Costituzione sottoposta a referendum: 10 contro 1 propongono il No.Il conto è presto fatto. L'associazione italiana dei costituzionalisti (sono circa 220) dispone di un sito Internet sul quale, dichiara il presidente dell'Aic Sergio Bartole, «tutti gli interventi sono nettamente contrari alla riforma della Cdl». E Bartole soggiunge che la tesi di chi chiede il Sì per riaprire il dialogo è assurda: non si può dire «approviamo la riforma per poi cambiarla». In secondo luogo, abbiamo due associazioni culturali che hanno raccolto firme (a livello accademico). L'associazione di destra Magna carta ha racimolato soltanto 42 Sì e, tra questi, soltanto 16 costituzionalisti. Invece l'associazione di sinistra Astrid ha raccolto i no di 17 presidenti e vicepresidenti emeriti della Corte costituzionale, di 178 professori di diritto costituzionale, pubblico e amministrativo, più 274 professori di altre discipline.Come si vede, quando calcolo 10 contro 1 sono generoso (favorisco il solitario). E da questi numeri ricavo che un Paese serio dovrebbe ascoltare i propri esperti. Se gli esperti dicono No, dovrebbe votare No. Il guaio è che la voce dei costituzionalisti è stata oscurata o quanto meno del tutto emarginata dalla televisione «cattiva maestra» denunziata da Karl Popper. Vedremo lunedì sera se avrà vinto la cattiva maestra.

24 giugno 2006

24 giugno, 2006

"SON CEP"


ALLA RICERCA DEI CINPRICI



23 giugno, 2006

ITALIA!!!!!


Splendida partita dell'Italia ieri.
Come sempre la tifoseria del bar Duomo si è data da fare con cori da stadio diretti dal barista, tamburi e bandiere sventolanti.
Non sono mancati nemmeno i gavettoni d'inizio estate...ringrazio i miei carissimi amici per avermi tirato un sacchetto pieno d'acqua.
Mi vendicherò!

Nella foto la vespa versione Mondiali di Teo.

UN PO' COME IL PREZZEMOLO...


Questo è un post d'avvertimento per tutte le ragazze di Trento e dintorni.

Se incontrate Prezzemolino, nascondete macchina fotografica, cellulari e qualsiasi altro oggetto che possa riprodurre immagini.

Prezzemolino, infatti, soffre di ossessione da fotografia con ragazze.

L'associazione macchina fotografica-ragazza scatena in lui un desiderio insopprimibile di far parte della fotografia (di solito attaccato come un polipo alla malcapitata).

A niente serviranno i tentativi di sparire tra la folla e le scuse del tipo: "La mia macchina è scarica"; "Ho la memoria piena".

Prezzemolino riuscirà a farsi fotografare lo stesso.

...E nel frattempo riuscirà anche a farvi tornare a casa zoppicanti e con la testa dolorante.
(Per fare la fotografia di questo post è riuscito a pestarmi in sequenza il piede destro e il piede sinistro e a concludere con una testata ben assestata...)

Lo mettiamo lo stesso il tuo link dai...

P.S: Quante volte hai visitato il blog per vedere se avevo messo la tua fotografia? ;-)

22 giugno, 2006

SERATA SORRISO


20 giugno, 2006

GUARDA DOVE VAI

Prenditi quello che sei
e non rimpiangerti mai
se non ti piaci, vedrai...
non cambierai
non cambierai
non cambierai
non cambierai... mai!
Prenditi quello che vuoi
e non nasconderti mai
guarda le spalle che hai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la farai
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...
forse ce la...
Guarda che cielo che hai
che sole che hai
guardati e guarda cos'hai
e........ guarda dove vai!
Vasco Rossi
...Lo hai e non lo vedi.

18 giugno, 2006

ALFIE

In qualità di VAMSCNMS (Vorrei Amarti Ma Sei Capitata Nel Momento Sbagliato, sigla inventata dalla Blogger Pulsatilla) consiglio a tutti gli "impegnati ma non troppo" di vedere il film "Alfie" (lo fanno su Sky in questo periodo).

IL MIO CERCHIELLO DA PRINCIPESSA

TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE


Bar Mozart, Italia-Stati Uniti.

Che sofferenza...

104 KM.....MOLTI DEI QUALI IN SALITA

"Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare,
ma per noi che sappiamo,
anche la brezza sarà preziosa".
Rilke

METTERSI IN GIOCO

Mettersi in gioco.
Davanti a tutti, davanti a nessuno.
Davanti a noi stessi.
Senza giudizi, ma guardando dove eravamo ieri e dove siamo oggi.
Così misuriamo sereni il nostro cammino.

http://www.angelowalterbrandi.it

Questo è uno tra i 1.160.000 risultati trovati in Google digitando "mettersi in gioco". Mettersi in gioco è una cosa che mi riesce molto difficile, soprattutto in questo periodo. Speravo di poter trovare un manuale di istruzioni...

Io ti ascolto. Ricordalo.

14 giugno, 2006

FURTI DI NANI DA GIARDINO

Oltre 60 statue sparite in pochi giorni a opera di singolari movimenti
Svizzera, furti di nani da giardino. «Liberati»
Nel canton Friburgo le «missioni» rivendicate da un Fronte per la liberazione dei nanetti. Ritrovati 23 pezzi dalla polizia

FRIBURGO - In Svizzera i nani da giardino vanno letteralmente a ruba. Nel senso che vengono proprio asportati dai lindi giardini elvetici. Dall'inizio di maggio una sessantina di statuine sono state rubate in varie località della zona meridionale del Cantone Friburgo. Tutti i furti sono stati rivendicati dal Fronte di liberazione dei nani da giardino (Flng). Perchè, anche se qualcuno non ci crederà, ci sono da qualche anno dei veri e propri «movimenti» non soltanto in Svizzera, ma anche in Francia e in Italia, che si organizzano per «liberare» i nani da giardino. Costruendo, da quella che in origine era una semplice questione di gusto (o cattivo gusto), una vera e propria «filosofia» che viene addirittura illustrata in siti dove, debitamente mascherati, gli aderenti si fanno fotografare dopo le proprie «missioni», ovvero i furti di nanetti nei giardini. Lo si vede nel sito del Malag (italiano) e del Flnj francese. Esiste perfino un inno per la liberazione del nanetto. Le denunce, in Svizzera, si sono accumulate soprattutto nei distretti di Gruyère, Gláne e Broye. «Altre due sono state inoltrate oggi, concernenti cinque nani di Sorens», ha detto la portavoce della polizia cantonale Francine Zambano, confermando gli articoli pubblicati da vari giornali locali. Una sola denuncia è stata ritirata: riguarda 23 nanetti scomparsi a Porsel e ritrovati a Prez-vers-Siviriez. Al posto delle loro amate figurine, i proprietari hanno ritrovato un breve messaggio firmato dall'Flng in cui si annuncia che «i vostri nani sono tornati in libertà».
Il Fronte di liberazione dei nani da giardino lo scorso autunno a Friburgo aveva sottratto 77 nani che erano stati «posti in libertà in modo da poter assistere alla corsa Morat-Friburgo». Il Fronte per la liberazione dei nani da giardino è apparso alla fine degli anni Novanta, dapprima in Francia poi in altri Paesi europei, negli Stati Uniti e in Canada. Il Flng-Francia sostiene che 4.205 nani da giardino sono finora stati liberati. La «popolazione» europea di nani è stimata in circa 30 milioni di statuine.

14 giugno 2006

PER OGGI

11 giugno, 2006

ANCORA FACOLTIADI

(Bello scherzo!!)







VOGLIA DI SHOPPING

FACOLTIADI 2006







07 giugno, 2006

COMPLIMENTI AL NUOVO DOTTORE!


06 giugno, 2006

DOMANI RIVEDRO' L'UOMO DEI SOGNI?

chissà...

Facoltiadi 2006


E va bene...forse non saremo cosi agguerriti e pittoreschi, ma sabato ce la metteremo tutta..!

RALPH DAHRENDORF: LA DIVERSITA' FA RICCA L'EUROPA

“Le frontiere sono importanti, ma bisogna che siano aperte. L’unione non deve fare del Vecchio continente una potenza mondiale, deve promuovere cosmopolitismo e libertà”.

Ultimo, attesissimo appuntamento del Festival dell’economia di Trento al Centro Santa Chiara con il grande economista di origine amburghese – ma inglese d’adozione e membro della Camera dei Lord – sir Ralf Dahrendorf. Nelle sue parole, la difesa di un’Europa che deve fare delle diversità racchiuse all’interno dei propri confini il principale punto di forza, rifuggendo invece dalla tentazione di armonizzare in maniera troppo stretta l’economia e la politica degli stati membri e di proporsi come una nuova, grande potenza sullo scacchiere mondiale.
Dahrendorf è stato introdotto da Riccardo Chiaberge, responsabile della redazione cultura e del domenicale del “Sole 24 Ore”, il quale ha ricordato come nel corso della sua lunga carriera lo studioso, ripercorrendo implicitamente anche le varie tappe della sua vita, abbia parlato della necessità di varcare le frontiere, e di come le frontiere abbiano ragione di esistere, ma “debbano rimanere aperte”.
Riprendendo questo spunto, Dahrendorf ha iniziato la sua esposizione, dedicata all’Europa, spiegando che l’Europa, a suo giudizio, sia in una fase di diversità attiva, più che di semplice unificazione. “Oggi in molti sottolineano l’importanza della diversità, e anch’io mi unisco alle loro voci. Non sempre afferriamo che ogni Stato è portatore di interessi e di valori che rimandano al suo passato, alle sue tradizioni. Ma soprattutto, le diversità riguardano il modo di concepire la politica e l’economia”.
Dahrendorf a questo proposito ha prodotto una serie di esempi. Sul piano politico, le recenti elezioni in Inghilterra e Germania hanno avuto esiti simili: in entrambe i paesi le differenze fra i due partiti maggiori erano ridotte. Ma nel primo caso ne è uscito un esecutivo forte, dotato di una maggioranza stabile in Parlamento, mentre nel secondo caso una “grande coalizione”. Ciò non è dato altro che dalla profonda differenza nel modo di concepire la competizione politica nei due paesi.
Similmente, diversità molto grandi si riscontrano nel modo di guardare all’economia, alla diseguaglianza, allo stato sociale: in alcuni paesi, ad esempio, i cittadini sono più allergici alle diseguaglianze e sono disposti a pagare di più, anche in termini di tasse, al fine di avere un sistema di welfare forte, mentre in altri i cittadini non ritengono che le diseguaglianze vadano corrette con un deciso intervento dello stato e preferiscono conservare più soldi nel loro portafoglio.
“Tuttavia – ha proseguito Dahrendorf – da uno studio sui redditi medi realizzato recentemente risulta che le diseguaglianze fra i redditi più alti e quelli più bassi sono in aumento, anche se in maniera differente fra stato e stato, o meglio fra blocchi di stati. L’impressione è che ciò sia dovuto alla globalizzazione, e che almeno in una fase iniziale di dinamismo economico la diseguaglianza sia destinata a crescere”.
Quale risposte deve dare l’Europa a questo fenomeno? Secondo Dahrendorf l’importante è non cercare di produrre una risposta standard, a cui tutti debbano necessariamente attenersi. Anche perché a suo giudizio “un modello unico di stato sociale in Europa non c’è, ci sono differenze notevoli fra paese e paese”.
Ritorna quindi il quesito iniziale: quale Europa vogliamo? Quale Europa deve sembrarci desiderabile? “Non quella della strategia di Lisbona – chiarisce Dahrendorf – che peraltro non è riuscita ad imporsi, proprio perché troppo rigida rispetto alle diversità. Dovremmo tradurre quella piattaforma in un menù di Lisbona, in un insieme di proposte dal quale ciascuno stato possa scegliere ciò che meglio si adatta alle sue esigenze e ai suoi orientamenti. Questo non significa che l’Europa è destinata a rimanere divisa, niente affatto. Ma che essa continuerà ad essere un continente altamente diversificato”.
Bene ha fatto quindi l’Europa per Dahrendorf a creare un mercato comune, caratterizzato non da una indebita armonizzazione fra le diverse economie che ne fanno parte ma dalla creazione di un insieme di regole condivise. “Questo è il quadro che ci dobbiamo dare; e lo stesso principio vale per la libertà di circolazione delle persone, compresi gli studenti”.
Pollice verso dal grande scienziato sociale, invece, per gli Stati Uniti d’Europa, intesi come una nuova superpotenza orientata magari a competere con gli Stati Uniti. “Tremo all’idea di un mondo fatto di poli o di blocchi – ha concluso Dahrendorf - . Vorrei vedere invece l’Europa come una fase importante di un mondo cosmopolita, fatto di maggiore dinamismo e di libertà per tutti”.
Il folto pubblico che gremiva la sala ha riservato quindi a sir Ralf Dahrendorf l’ultima, corale ovazione di queste giornate.
www.festivaleconomia.it

LA GRANDE PROVOCAZIONE DI ZYGMUNT BAUMAN

Il sociologo ha incantato l’Auditorium S. Chiara, gremito di persone : si smarca da un’economia fondata sui numeri ma non avvertita dalla gente. Critica la potenza americana, « fondata sulla guerra » e sprona il Vecchio Continente a sperimentare la società di domani

Il vecchio maestro parla in piedi, appoggiato al leggio e guidato dai suoi appunti scritti a macchina. Il peso dei suoi 81 anni sembra svanire quando Zygmunt Bauman guarda oltre, verso il teatro dove si sono raccolte due mila persone (900 in sala e il resto in cinque spazi serviti da maxi schermo) che in silenzio ascoltano la sua lezione. Con un guizzo di umiltà ironica si smarca subito dall’etichetta formale del Festival – l’economia – così da guadagnare agilmente la prateria del pensiero, luogo immaginario che lui ama attraversare con il conforto della bussola che solo a pochi grandi di ogni epoca è concesso padroneggiare.
“Mi hanno invitato per errore a questo straordinario Festival – esordisce sornione il maestro – perché di economia proprio non ci capisco nulla. Ciò provato per anni, ho tentato di capire l’economia reale, mi sono applicato, ma questa materia non mi ha mai portato ad una conclusione solida certa. Come potevo capire una scienza che mi consegna un’immagine fiorente dell’economia americana ma che nulla mi spiega se le persone non avvertono alcun beneficio tangibile. A Bush riesce di spiegare alla gente, grazie a questa scienza immaginaria, le ragioni dell’aumento della bolletta energetica”.
Risate, applausi e Bauman paga così il ticket al Festival dell’Economia. In realtà, il maestro sa benissimo che il Festival - i suoi organizzatori e, soprattutto, il pubblico – da lui si aspetta esattamente tutt’altro, perché proprio l’interdisciplinarietà è uno degli ingredienti forti della quattro giorni di Trento.
Il maestro inizia dove finisce il sottotitolo del suo intervento (il titolo è “Un pianeta ospitale: la missione dell’Europa”), ovvero dalla constatazione che il nostro continente non è più al centro del mondo. Affermazione amara, foriera di paure e inquietudini per gli inquilini del Vecchio Palazzo, che vedono l’altro mondo inospitale e pericoloso.
“L’Europa ha perso il suo status – esordisce Bauman – per noi è un risveglio doloroso, perché ci rendiamo conto che oggi al massimo siamo i terzi violini dell’orchestra mondiale e che suoniamo una musica scritta da altri”. E da chi? Bauman non ha dubbi: gli Stati uniti. “Sono i veri padroni del mondo – aggiunge il maestro –. Il problema è che il loro potere è basato sulla forza militare”. Gli Usa non sono una potenza economica (“Vivono sui propri debiti”), così come non sono una potenza in campo tecnologico (“Altri paesi hanno assunto la leadership”). “L’America – sottolinea Bauman - spende in armi quanto i 25 paesi più spendaccioni insieme. Gli Usa rimodellano il mondo utilizzando il loro strapotere militare, nonostante i risultati poco incoraggianti. Il peggio è che il loro ‘modus operandi’ li ha trasformati nella baby-sitter dell’anarchia. L’uso della forza, e l’Iraq lo testimonia, non risolve i problemi”.
A questo punto, il maestro recupera la Vecchia Padrona, non più sicura di sé e un po’ depressa. L’Europa può fare davvero qualcosa di importante per rendere il mondo più ospitale. Se è vero - è la realtà sta lì a dimostrarlo - che l’Europa non è più una potenza militare e che economicamente la situazione è buona ma non ottimale, al Vecchio Continente non rimane che ripartire da “due punti di forza” che gli sono ancora riconosciuti: la varietà della cultura e il multilinguismo. Due punti sui quali Bauman prefigura la realizzazione di quella che sarà la “futura rappresentanza mondiale”. Insomma, se il gigante americano imploderà – “così come successe nel quinto secolo all’impero romano, con la sola differenza che, vivendo in una società liquida il processo sarà molto più veloce” - la speranza di una soluzione universale plausibile passa proprio attraverso il modello politico e culturale europeo. “L’Europa – rilancia Bauman - deve trovare il coraggio e l’entusiasmo di trasformarsi, di evolversi in un laboratorio continentale in cui giorno per giorno si sperimenta la futura società mondiale. L’Europa ha costruito un’unità, dimostrando che è possibile vivere come gli altri e con gli altri. E questo è un compito umano fondamentale. E la stessa Europa ha fatto proprio il valore di vivere con gli altri in spazi ristretti. L’Unione europea è il risultato di una decisione di stati solidali che hanno accettato di condividere il destino; in futuro saremo chiamati a ricondividere questa avventura a livello mondiale. In questo senso l’Europa è una scuola che evidenzia la differenza tra sopravvivenza e progresso: oggi, per milioni di persone, la prospettiva è la sopravvivenza, non certo il progresso”.
Secondo Bauman è questa la “dote” che l’Europa può portare nel matrimonio mondiale. Con un’avvertenza: il percorso sarà lungo, difficile e l’esito per nulla scontato: “Sarà come salire, con passo montano, il pendio irto e faticosissimo di una montagna. Oggi non vediamo il passo che ci permetterà di scollinare e, soprattutto, non sappiamo cosa troveremo sull’altro versante”.
“Certo – afferma a sorpresa Bauman, quasi a spegnere la fiammella di speranza appena sprigionatasi – l’Europa non è un buon posto dove cominciare, solo di recente abbiamo imparato a superare le difficoltà, ma non possiamo non partire da qui”.
Bauman affida la sua conclusione a Franz Kafka, il quale esorta il lettore a percorrere i corridoi, aprire le porte, salire al piano superiore e a salire le scale all’infinito. Verso l’utopia chiamata “mondo migliore”.

NELLA SOCIETA' FATTA A PIRAMIDE C'E' CHI CAMMINA A TESTA IN GIU' E CHI E' ALTO CENTO CHILOMETRI

L’esemplare lezione di “Tony” Atkinson sulle nuove disuguaglianze

Uno tra i maggiori studiosi mondiali di distribuzione del reddito ha scelto un linguaggio popolare ed efficace per raccontare i nuovi ricchi (da Gates a Beckham) ma anche un’Europa dove un quarto dei poveri sono lavoratori salariati. E ha indicato la necessità di intervenire in Italia, dove il 26 per cento dei bambini vive in famiglie a rischio povertà


Lo slogan di questo Festival dell’economia di Trento – che ha continuato ad arridere una grande presenza di pubblico, attento e partecipe – è stato quello di raccontare l’economia come nessuno aveva fatto prima. Se c’è qualcuno che più di altri ha preso alla lettera questo slogan è certamente Anthony Atkinson. Nella Sala Depero, stracolma, la conferenza in un inglese fluente ed accattivante, mai accademico, di quello che è uno dei maggiori studiosi mondiali di distribuzione del reddito, ha conquistato il pubblico. A partire dal titolo che “Tony” – così ha voluto essere chiamato da Tito Boeri, docente di economia alla Bocconi, che ha introdotto l’incontro – ha voluto dare al suo intervento: “Bill Gates, Beckham e le piramidi: le nuove disuguaglianze”.
Quella di Atkison è stata una lezione che ha attinto alle sue pubblicazioni ma soprattutto al suo continuo lavoro di raccolta dati. La sua passione per la ricerca, ha spiegato Boeri, nasce dalla consapevolezza che “gli economisti devono essere al servizio dell’opinione pubblica. La missione diventa dunque quella di aiutare a formarsi una opinione: mettendo a disposizione non solo studi, ma anche un metodo”.
E il metodo scelto da Atkinson, oggi, per raccontare le disuguaglianze è stato quanto mai efficace. “Immaginate una parata di tutte le persone – ha detto – a cominciare da quelle più povere per finire a quelle più ricche al mondo. Ed immaginate che l’altezza di queste persone sia in proporzione alla loro ricchezza, o alla loro povertà: partendo dal fatto che l’altezza media di una persona con reddito medio – in Italia 2 mila euro al mese per una famiglia – sia di un metro e settanta centimetri”.
Attorno a questa efficace immagine Atkinson ha potuto così raccontare della parata che inizia con quelli con la testa in giù, quelli che hanno debiti. In Italia sfilerebbero per i primi sei minuti, negli Usa per 15 minuti, perché un quarto degli americani sono oggi indebitati. Ma si scopre anche che tra i poveri, in Europa, oggi non ci sono solo anziani, disabili, disoccupati. “Un quarto dei poveri – ha detto il grande economista – in Europa è composto da lavoratori salariati. Il lavoro non è una garanzia per sfuggire alla povertà. Questa è una cosa con la quale i governi devono assolutamente fare i conti. In Italia il 26 per cento dei bambini vive in famiglie a rischio povertà. Se dare un consiglio al nuovo governo italiano, direi loro che questa è una delle priorità di intervento”.
Eppure alla sfilata, l’altezza sale man mano che salgono le ricchezze: Mourinho, allenatore del Chelsea, sarebbe alto 300 metri e Beckham toccherebbe il chilometro di altezza. In Italia Berlusconi sarebbe lungo cento chilometri. “Dovrebbe mettersi sdraiato – ha detto Atkinson – e se la testa sta a Trento i piedi sarebbero oltre Verona”.
Bill Gates guadagna 300 milioni di dollari al mese, ha aggiunto, e “voi vi chiedete se questi redditi smisurati sono giusti e legittimi. Ci sono variabili di cui tenere conto: uno fa il calciatore per un periodo della vita. E la ricchezza dei calciatori non è sempre stata tale: fino agli anni Sessanta non guadagnavano affatto cifre astronomiche. Cosa è successo? Guadagnavano poco allora o troppo adesso? Quel che è cambiato, nel rapporto tra reddito e ricchezza, è la distribuzione nella fascia più alta. Si è formato un effetto valanga – alimentato dalle regole del mercato della televisione e della pubblicità – che si è riprodotto all’interno di una società a piramide: oggi il salario è determinato non tanto dal merito quanto dalla posizione che si occupa nella piramide”.
Atkinson ha chiuso il suo intervento sottolineando con forza che se può essere ragionevole pagare di più chi più produce, non ci si può esimere dall’amara constatazione che molte delle ricchezze spropositate oggi presenti nel mondo non nascono dalla fatica, dal genio, dall’intuito, dal rischio. Sono frutto di eredità. “E in una società che punta sulle pari opportunità, come può esserci pari opportunità tra chi nasce già miliardario e chi deve iniziare da zero?”

www.festivaleconomia.it

Tramonto da casa..

SIAMO BELLISSIME

05 giugno, 2006

CURIOSITA' DALL' ARCHITETTURA

Cabine a forma di mela per la funicolare di Calatrava

Santiago Calatrava realizzerà una funicolare con cabine a forma di mela...non a caso per New York, la "Grande Mela".

Collegherà Brooklyn e Manhattan e ospiterà i suoi passeggeri all'interno di cabine rotonde e trasparenti dalle quali si potrà godere di una vista mozzafiato sul porto.La funicolare è stata concepita con materiali innovativi che la rendono molto più leggera rispetto a quelle di tipo convenzionale.I suoi abitacoli si solleveranno di 60 metri per evitare di interferire con le imbarcazioni.Tre le strutture di sostegno, nessuna delle quali in acqua. E tre anche le stazioni: Manhattan (Battery Park), Brooklyn, ( Atlantic Avenue), Governors Island.Ognuna di esse presenta tre livelli e insiste su una pianta di forma ovale. Il primo livello prevede una piattaforma per la salita e la discesa, il livello intermedio sarà la sede di un ristorante con vista sulla città, l'ultimo accoglierà un punto panoramico.Racconta Calatrava: "la clave del elemento del diseño es la decisión de crear un sistema continuo entre Brooklyn y Manhattan, con un solo punto de transbordo en el cabo norte de Governors Island, de forma que los viajeros pueden detenerse en el punto de transbordo o bien continuar al otro distrito".

04 giugno, 2006

IL GRISO, LA PRINCIPESSA E LA ROSA

Ieri sera sono stata testimone di un momento di pura poesia.

All' una di una notte fredda e buia, nella cornice decadente dell'ex-Italcementi, un giovane di nome Griso, all'apparenza insensibile come il Griso dei Promessi Sposi, ha tirato fuori dalla tasca, come in un gioco di prestigio, una rosa per la principessa Stefania.
Lo stupore della folla presente è stato immenso.
La festeggiata si è innamorata per la centesima volta dall'inizio della festa.
Nel corso della serata la principessa, in preda ai fumi dell'alcol (almeno spero), ha più volte soffiato sul fiore per (a suo dire) ridargli vita.
Io, lo giuro, non so più come riportare questa ragazza sulla retta via..e dire che comincia ad avere una certa età...

Tanti auguri dolcissima! In ritardo, ma solo sul blog.
E chi si fosse dimenticato: rimedi subito!!
Ti voglio bene....2 anni di amicizia, ma mi sembra di averti sempre avuta accanto.
E sarà così per sempre, no?
Perché quando LORO (i perfidi senza cuore che ci fanno soffrire) vanno, le amiche rimangono. Ricordi la puntata di "Sex and The City"?

01 giugno, 2006

FLOPPY GIORNALISTA




Diversa città.

Diverso esame (e x fortuna!!!).

Diverso gatto.

Ma la scusa per non studiare ce l'ho sempre....